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Una storia di motori, di vittorie, di sconfitte e di delusioni: questo libro, in forma di racconto, narra le gesta di Gigi Villoresi, uno dei più grandi piloti che l’Italia abbia dato alla storia dell’automobilismo.
Gigi anziano, nella Casa di Riposo della Gioia e del Sole a Modena, racconta la sua vita alla donna che ama. Ora è povero e infermo, sulla sedia a rotelle “meccanizzata” regalatogli dal giovane collega Michael Schumacher, ma è felice perché ha vissuto la sua vita sempre al massimo, ben consapevole che “la paura del pericolo è cento volte più temibile dello stesso pericolo”.
Già per due volte Campione d’Italia assoluto, nel 1950 passa alla Ferrari in contemporanea con la nascita della Formula 1. Nel 1954 inizia per il campione una nuova avventura con la Lancia D50 fino all’incidente in cui muore l’amico e collega Ascari. L’ultima vittoria è al volante di una Lancia Aurelia GT nel 1958 al Rally dell’Acropoli.
Dagli esordi durante il Ventennio all’acquisto della Fiat Balilla Spider Sport col fratello Emilio al tragico Gran Premio d’Italia del 1933, dalla rivalità con Giuseppe Farina al sogno realizzato di partecipare alla Mille Miglia, dall’incontro col mito Tazio Nuvolari alla vittoria alla Targa Florio, fino al Rally dell’Acropoli in Grecia: una vita agonistica fatta di grandi successi, ma che dopo il ritiro gli riservò non poche amarezze.
«Enzo Ferrari è uno che non conosce la parola grazie.» Gigi Villoresi
La scelta dell’Io narrante contribuisce ad appassionare il lettore, che attraverso i capitoli di questo volume ripercorrerà non solo la vicenda umana e sportiva del grande pilota lombardo, ma anche la storia di questo Paese.
“Il Novecento ha avuto, tra tante tragedie figlie della ideologia, protagonisti che hanno dato corpo e anima al servizio dei sogni. Gigi Villoresi da Milano fu uno di loro – commenta così Leo Turrini che del libro ha curato la Prefazione –. Ha guidato le Ferrari, le Maserati, le Lancia, le Osca. È stato un non oscuro profeta di una certa idea di progresso, in nome della tecnologia, dell’ardimento e della passione. Di più. Quasi nessuno lo rammenta, perché il tempo scorre e non di rado le nostre emozioni scivolano via, abbandonate tra i detriti del passato. Io mi sono fatto l’idea che Gigi, in carriera, abbia vinto meno di quanto meritava. Spero possa, in compenso, conservare un posto nei nostri cuori.”